L’origine della comunità gradese è paleoveneta (alcuni studiosi affermano che nel dialetto gradese si conservino le tracce dell’antico linguaggio paleoveneto) come tutta la bassa friulana. Ancor prima dei romani, come dimostrano alcuni reperti archeologici, era il punto terminale di quella “via dell’ambra gialla” che mise in contatto il mondo mediterraneo con quello del nord europa già nella protostoria. Ecco perchè le leggende raccontano, ricollegandone quindi l’onomastica al commercio dell’ambra, che l’antico nome della città fosse Ambriabella.
La stessa tradizione dei “casoni” è ascrivibile alla civiltà del Bronzo. E’ probabile che le caratteristiche dei “casoni” di Grado fossero le stesse (magari adattate al contesto) delle abitazioni di tutti i centri terramaricoli sparsi nella regione friulana.
In epoca romana divenne lo scalo di Aquileia e ne ereditò il ruolo e il patrimonio dopo le invasioni barbariche.
Restò poi nell’orbita bizantina, ne sono testimonianza le due importanti basiliche del V-VI secolo, dedicate rispettivamente a Santa Maria delle Grazie, la più antica, e a Santa Eufemia, martire a 16 anni in quel di Calcedonia, località sul Mar Nero.
Fu al vescovo di Grado che Giustiniano, l’imperatore romano d’Oriente, riconobbe il titolo di Patriarca d’Aquileia. Il vescovo di Aquileia Paolino I (557-569 d.C.) trasferì la sede vescovile ed il tesoro di Aquileia nell’isola. Territorio bizantino ricompreso nella cosiddetta “Venetia marittima“, seguirà poi le vicende del “Ducatus Venetiae” e quindi della Repubblica di Venezia.
Dott. Stefano Salmè